sìmmula

sìmmula

sìmmula (261 Sclàfani, 262 Caltav., 270 Polizzi, 277 Gangi), sìmula f.  (264 Colles., 267 Cefalù, 268 Gratteri,  269 Isnello, 271 Castell., 272 Blufi, 273 Alim., 274 Bomp., 275 Petr. Sopr.,  276 Petr. Sott., 277 Gangi, 278 Geraci,  279 Castelb., 280 S. Mauro C.), sìmila (269 Isnello), sìmela (274 Bomp.)  semola di grano duro. 2. (262 Caltav., 268 Gratteri ,  270 Polizzi,  274 Bompietro, 275 Petr. Sopr., 277 Gangi) pietanza a base di farina o semola o semolino (272, 273, 274, 277) di grano cotti nell’acqua salata, oppure nel brodo di verdure, specialmente cavoli o finocchietti selvatici, e condita opzionalmente con salsa di pomodoro e formaggio grattugiato. A Polizzi (270) è preparata anche con farina di ceci (anche → frascàtula) 3. (262 Caltav., 264 Colles. , 268 Gratteri, 272 Blufi , 274 Bomp. ) pietanza destinata allo svezzamento dei bambini preparata con semola, o semolino, cotta nell’acqua salata e condita con olio. A Calav. (262) anche → simuliḍḍa; a Blufi (272) anche pipiḍḍa. → simuliḍḍa, simmuluni.

◙ Dal lat. SĬMĬLA ‘fior di farina’, le varianti sìmila e sìmela; attraverso la forma volgare *SĬMŬLA, le varianti simmula e simula (come l’it. ‘semola’). La pietanza assume, per metonimia, lo stesso nome dell’ingrediente primario usato per la sua preparazione. semolinu, simuliḍḍa  e sim(m)uluni.

In Sicilia, questa voce è stata riscontrata anche in alcune altre varietà della provincia di Palermo (Bisacquino, Partinico, Piana degli Albanesi) e di Agrigento (Sciacca).