vruscata

vruscata

vruscata f. (268 Gratteri, 277 Gangi, 279 Castelb., 280 S. Mauro C. 281 Pollina ), vruscateḍḍa  e vriscateḍḍa (277, 279 ), vriscata ( 277 Gangi, 279 Castelb., 281 Pollina), vruscàtula (280 S. Mauro C. ) porzione di pasta di pane, schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno, accanto alla brace, gen. prima di infornare il pane. Gonfia e morbida, con alveolatura piuttosto ampia, viene consumata ancora calda dopo averla aperta e condita con olio, sale, pepe e origano (con l’aggiunta, a piacere, di acciughe o sarde salate, formaggio e/o di pomodoro a fette) oppure con ricotta. Anche vriscata (279, 281). Anche cuḍḍura (277), fuazza (268), fuazzeḍḍa (280), scacciata (277, 280).

◙ Da vruscatu ‘bruciacchiato’, detto del pane, a sua volta da vruscari (e (a)bbruscari) ‘bruciacchiare, abbrustolire’, ‘debbiare’ (< lat. volg. *BRŪSICĀRE iterativo di *BRŪSĀRE ‘bruciare’: cfr. C. Battisti – G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, G. Barbera Editore, Firenze 1950-1957, s.v. brusecare). Come nome di specifiche focacce, questo tipo lessicale ha riscontro, in Sicilia, esclusivamente in alcuni punti di area madonita