268. Gratteri simuliḍḍa pi lu sonnu

268. Gratteri simuliḍḍa pi lu sonnu

simuliḍḍa pi lu sonnu

268 Gratteri (2000, 58 anni, casalinga, istruzione media)

C’era, poi, u semolinu. U semolinu era chiḍḍu chiù finu. Chistu si ci dava, però, ê picciriḍḍi.

R: E come si chiamava questo?

Si diceva a simuliḍḍa pi lu sonnu, si ci dava. N’a sira, generalmenti, si ci faceva un piattino di simolino.

R: E come si faciva?

Sempri u stissu procedimento: si versava ntô… nt’a pentola quannu l’acqua vuglieva, e quindi si girava contemporaneamente piano piano. Si ci versava piano piano, fino a che un si staccava d’i pareti. Quando si staccava d’i pareti, era già cotta. Si versava nta un piattu e si condiva con un pochino d’olio… olio e un poco… e formaggio

C’era, poi, il semolino. Il semolino era quello più fine [della sìmula ‘semola’]. Questo poi gli si dava, però, ai bambini.

R: E come si chiamava questo?

I: Si diceva la simuliḍḍa pi lu sonnu, [che] gli si dava [ai bambini]. La sera, generalmente, si preparava un piattino di semolino.

R: E come si faceva? I: Sempre [con] lo stesso procedimento: si versava nel… nella pentola quando l’acqua bolliva, e quindi si girava [=rimestava] contemporaneamente, piano piano. [Il semolino] vi si versava piano piano, fino a che non si staccava dalle pareti. Quando si staccava dalle pareti, era già cotta. Si versava in un piatto e si condiva con un pochino d’olio… olio e un poco… e formaggio.